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Palio San Ranieri
Palio Remiero di San Ranieri
17 Giugno di tutti gli anni
Nel pomeriggio del 17 giugno, per dar lustro alla ricorrenza patronale di San Ranieri, quattro imbarcazioni che rappresentano i colori dei più antichi quartieri cittadini - Santa Maria, San Francesco, San Martino e Sant’Antonio - disputano sulle acque dell’Arno una regata, retaggio della prestigiosa tradizione di Pisa repubblica marinara. Questo evento riesce a coniugare la genuina passione sportiva, propria della competizione agonistica, con l’antico e diffuso costume di disputare palî remieri. Le imbarcazioni, a sedile fisso, con otto vogatori ed un timoniere, si ispirano alle tipiche fregate del mediceo Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Dopo millecinquecento metri di voga controcorrente avviene l’abbordaggio d’un barcone ancorato sulla linea del traguardo, ed il montatore che affianca l’equipaggio deve arrampicarsi su di un pennone alto dieci metri, per afferrare il palio simbolo della vittoria. Una coppia di paperi è il poco ambito riconoscimento riservato all’equipaggio classificatosi ultimo. Il Palio di San Ranieri discende dalla tradizione degli antichi Palii che venivano corsi in Pisa, fin dal Medioevo, per celebrare l’Assunta. La parola palio deriva dal latino pallium, antico indumento romano costituito da un pezzo di stoffa rettangolare che veniva indossato così come usciva dal telaio, senza nessun intervento di taglio o cucitura. Nel medioevo il palio, rappresentato da una ricca stoffa lunga alcune braccia, veniva usato per accogliere re ed imperatori, ponendolo sopra le loro teste come un baldacchino, o offerto su aste o lance come un vessillo, tanto da far assumere alla parola palio anche il significato di bandiera o stendardo.
Immagini della Regata edizione 2005
Albo d'oro
Notizie di queste accoglienze possiamo trovarne nella “Cronaca di Pisa” di Ranieri Sardo.I premi che venivano offerti in dono ai vincitori nelle corse medievali, solitamente di cavalli, consistevano in alcune braccia di seta, lana o velluto, e venivano indicati come palii. Si trattava perciò di “correre per vincere il palio” dizione che più tardi si abbreviò in “correre per il palio” o “correre il palio”, tanto che questa parola in seguito non indicò più il premio ma la gara disputata per vincere il premio stesso. Sappiamo che in Pisa la festa dell’Assunta veniva resa pubblica il primo di agosto con un particolare cerimoniale. Uscivano dalla città venti cavalli coperti da gualdrappe scarlatte, con le “armi” della Comunità, cavalcati da giovani vestiti di abiti ricchissimi, per proclamare i palii che dovevano vincersi in terra ed in Arno. Tra i documenti degli Anziani di Pisa troviamo che il premio per il vincitore, sia per competizioni in terra che in acqua, non era costituito solo dal drappo o palio propriamente detto, ma anche da animali, come un bue, un montone, un porco, un gallo ed un papero per l’ultimo arrivato. È interessante notare come fosse molto più alto il valore dei palii rispetto agli animali posti in premio, e che questi beni, essendo destinati a festeggiare l’Assunta fossero esenti da gabella. Dopo la caduta della città sotto il dominio fiorentino (1406) la regata conobbe alterne vicende; notevole quella fatta disputare dai fiorentini nel 1440 per festeggiare la loro vittoria sui milanesi, avvenuta ad Anghiari il 29 giugno di quell’anno.
Così la ricorda l’annalista pisano Tronci: “in Pisa fu corso un palio per Arno con fregate a dodici remi. La mossa fu dal monastero d’Ognissanti fuori dalla città, fino al ponte della Spina, per il quale oggi (scriveva nel 1682) si va in fortezza; e a chi primo toccò la meta fu dato in premio un vitello coperto di scarlatto con l’arme della Repubblica fiorentina da un lato e quella del Comune di Pisa dall’altro”. Nel 1494 furono i pisani che in segno di giubilo per la promessa di libertà dai fiorentini fatta loro da Carlo VIII vollero correre in Arno un Palio. Riferisce lo storico Portoveneri nel suo “Memoriale” che il 22 giugno 1495 si corse in Arno un palio di raso in seta al primo brigantino, al secondo un palio di panno, al terzo un paio di calze. Dopo la definitiva conquista di Pisa da parte di Firenze nel 1509, la regata cadde in disuso e solo nel 1635 il Consiglio dei Priori, per volontà del cittadino pisano Antonio Bartaloni Seppia - il quale aveva disposto, nel 1631, che dopo la sua morte dovesse essere corso annualmente un Palio del valore di 50 scudi, per la Festa dell’Assunta - fece riprendere l’usanza, decidendo di correre il Palio in Arno. La corsa doveva essere effettuata alle quattro del pomeriggio, seguendo un preciso cerimoniale: il Palio veniva esposto sopra l’antenna del Ponte di Mezzo ed in Arno in prossimità del ponte stesso veniva collocata una chiatta con un’altra antenna, sulla cui sommità era posta una banderuola o fiamma. Le imbarcazioni ammesse al Palio, radunate intorno all’antenna, dovevano andare alla volta del Ponte a Mare “e questo non per vincersi o perdersi il Palio da esse, ma per bel vedere e gusto della città”. Ogni imbarcazione, giunta al ponte a Mare, doveva prendere l’estratta posizione ed attendere il segnale di partenza.
Quella che, giunta all’arrivo, riusciva con un suo componente dell’equipaggio a salire sull’antenna e prendere la banderuola aveva vinto il Palio. Fu definitivamente stabilito anche il tipo di imbarcazione da usare, la fregata, la cui etimologia deriva forse dal greco “aphracta”, nave senza ponte. Antonio Cosi, nella sua relazione al Consiglio dei Priori afferma che la fregata non differiva dalla lancia se non di nome e che quest’ultima aveva meno velocità per la mancanza di “apposticci”. Gli apposticci sono i supporti laterali sporgenti dal bordo delle imbarcazioni destinate a questa regata, a mo’ di corridoio, su cui sono collocati gli scalmi. La corse doveva dunque essere di “fregate” e non erano ammesse altre imbarcazioni quali lance, gondole o simili. Nel 1718 alcune delle fregate che corsero il Palio, per la prima volta dedicato a San Ranieri e non all’Assunta, portavano i nomi gloriosi delle galere Stefaniane che avevano partecipato alla Battaglia di Lepanto combattuta contro i Turchi per il predominio della Cristianità. La vittoria nella Battaglia di Lepanto fu un episodio quanto mai significativo per il pisano Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. È logico comprendere come queste gesta avessero suscitato un grande entusiasmo per i Cavalieri di Santo Stefano, specialmente a Pisa sede dell’arsenale ove le galere venivano costruite, e che nel riproporre il Palio in Arno fosse logico fare riferimento a questa battaglia, anche se l’ultimo scontro navale al quale presero parte le navi dell’Ordine ebbe luogo non moltissimi anni dopo, nel 1719 quando due galere Stefaniane catturarono tre legni corsari lungo le coste della Sardegna. Nel 1737 l’arrivo del Palio, ormai consolidato come regata di San Ranieri, fu effettuato sul tratto di fiume prospiciente l’attuale Lungarno Mediceo, su richiesta del Duca di Montelimar, ospitato in uno dei palazzi lì situati, e da quel giorno l’arrivo fu mantenuto sempre in prossimità del Palazzo Medici (oggi sede della Prefettura).
Oltre ai Palii per San Ranieri si ebbero altre edizioni famose, corse in occasione di particolari avvenimenti: nel 1763, per la nomina a Granduca di Pietro Leopoldo, nel 1801 in omaggio al re Ludovico d’Etruria, nel 1839 per il famoso Congresso degli Scienziati, nel 1860 quando i barcaioli di Pisa corsero spontaneamente una regata in onore dei genovesi che avevano restituito il 22 aprile le catene del Porto Pisano, e nel 1864 per il Centenario Galileiano.Le imbarcazioni usate per il Palio di San Ranieri sono di tipo ad otto vogatori più timoniere ed il “montatore“. Le imbarcazioni furono realizzate, in occasione del ripristino della manifestazione nel 1935, dal Cantiere Fontani di San Piero a Grado (Pisa). Erano costruite in legno, lunghe 11 metri, larghe 2,20 metri e del peso di circa 700 chilogrammi l’una. I remi erano lunghi 4,60 metri e pesanti oltre 18 kg. Gli scafi ricalcavano fedelmente se pure in scala ridotta la linea delle “galere sottili” dell’ordine Stefaniano a forma di fregata, con gli scalmi sugli “apposticci“ (bordi) come la tradizione richiedeva. Queste imbarcazioni sono state utilizzate fino all’edizione del 1984. Successivamente sono state sostituite da esemplari in vetroresina molto più veloci e leggeri. Ogni imbarcazione rappresenta uno dei quattro quartieri cittadini, individuati idealmente per la suddivisione della città in quattro settori dall’intersezione delle due principali vie cittadine, aventi direzione nord - sud, e l’Arno, direzione ovest - est.
Ogni quartiere è contraddistinto da propri colori. In senso orario troviamo nella parte sud della città: San Martino (dai colori bianco e rosso) e Sant’Antonio (bianco e verde), mentre nella parte nord: Santa Maria (bianco e celeste) e San Francesco (bianco e giallo). Il percorso tradizionale in Arno è quello controcorrente, con partenza a monte del ponte della Ferrovia e con l’arrivo davanti al Palazzo Medici (sede della Prefettura), per un totale di 1500 metri. La caratteristica di questa regata, oltre alla presenza del “montatore”, è quella di mantenere inalterate le caratteristiche degli antichi palii, in quanto ogni timoniere subito dopo la partenza, compatibilmente con la possibilità di sopravanzare le altre imbarcazioni, ha la possibilità di sceglie la traiettoria reputata più favorevole. Questo comporta una lotta accanita fin dalle prime remate, perché i timonieri cercano subito di sopravanzare le barche concorrenti per portarsi dalla parte sinistra del fiume per subire meno l’influenza della corrente, contraria al senso di marcia, e per percorrere il lato interno, più breve, dell‘ampia curva del tratto cittadino dell’Arno. La vittoria finale non è assegnata in base all’ordine di arrivo delle imbarcazioni ma è affidata, dopo l’abbordaggio d’un barcone ancorato sulla linea di traguardo, all’abilità del montatore che affianca l’equipaggio. Infatti qui il montatore deve arrampicarsi su di un uno dei quattro canapi che raggiungono la sommità di un pennone alto dieci metri, per afferrare il “paliotto” simbolo della vittoria. Il paliotto di colore azzurro assegna la vittoria, quello di colore bianco il secondo posto, quello di colore rosso il terzo. Una coppia di paperi, come preannunciato, è il riconoscimento riservato all’equipaggio classificatosi ultimo. Questo oltre a significare la conquista dell’antico palio, ricorda l’impresa di Lepanto quando la flotta dei Cavalieri di Santo Stefano andò all’abbordaggio dell’ammiraglia turca, ad impadronirsi della “fiamma” da combattimento posta sul pennone dell’imbarcazione degli “infedeli”. Detto stendardo attualmente è conservato nella Chiesa dei Cavalieri a Pisa.
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